Sergio Mattarella,
ritratto di un “Presidente”

di Pio Cerocchi

In un libro appena pubblicato, l’ex direttore dell’Ufficio Divulgazione e Relazioni Istituzionali del Consiglio Nazionale delle Ricerche presenta la figura del nuovo Capo dello Stato italiano

Mercoledì 1° luglio 2015, alle ore 11, Pierluigi Bersani, David Sassoli e Chiara Geloni presentano Il Presidente. Un ritratto di Pio Cerocchi, presso la Libreria Arion di Montecitorio, a Roma, in Piazza di Montecitorio 59. 


La casa editrice EIR pubblica Il Presidente. Un ritratto di Pio Cerocchi. L’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica ha portato una sensazione di novità nel Paese. Pur non essendo “nuovo” sulla scena politica, il suo carattere schivo e discreto, i suoi modi semplici, la sobrietà essenziale dei suoi discorsi, hanno colpito il Paese. Mattarella cominciò il suo impegno politico raccogliendo il testimone di suo fratello Piersanti, ucciso dalla mafia per impedirgli di proseguire l’azione di risanamento in Sicilia. Quella tragedia ha segnato profondamente la vita della sua famiglia e ha dato contorni precisi alla sua missione politica. 

Nel corso di trentacinque anni di vita pubblica, Sergio Mattarella ha ricoperto molti incarichi nelle istituzioni (Parlamento, Governo, Corte Costituzionale), ma anche nella Democrazia Cristiana, ed è proprio nella sua attività di dirigente del partito che si incontrano i tratti intellettuali, culturali e politici di una personalità non in cerca di protagonismo individuale, ma al tempo stesso tutt’altro che arrendevole e conformista. Proprio nelle pieghe di questa sua militanza Mattarella ha lasciato dietro di sé una traccia di coerenza e di vigore ideale che hanno fatto di lui un personaggio da studiare. Forse una delle anomalie positive di un partito, da lui sostenuto con ragionevolezza e coraggio, ma senza per questo aver rinunciato mai a contrastarne la corruzione e il malaffare. Insomma, una personalità ricca e complessa che ha scelto di agire in politica non per esercitare il potere, ma per rendersi utile in “spirito di servizio” verso il proprio Paese.

 

Pio Cerocchi
Il Presidente. Un ritratto
Roma, casa editrice EIR, 2015
pp. 110, euro 10

Ho conosciuto Sergio Mattarella negli anni in cui ho lavorato per “la Discussione” e, quindi, a “Il Popolo”, rispettivamente settimanale e quotidiano della Democrazia Cristiana.

Gli anni de “Il Popolo” (1992-1994) coincisero con la tempesta di Tangentopoli e la fine della prima Repubblica. Tempi davvero duri e fu in quei frangenti drammatici che ebbi modo di apprezzarne il coraggio, la coerenza e, soprattutto, il suo garbo anche nelle polemiche più forti. Uno stile diverso da quelli più abituali in un partito che stava correndo verso la sua dissoluzione senza accorgersi che il mondo era cambiato.

Mattarella che non volle “giocare a fare il giornalista”, avviò e condivise il profondo rinnovamento del giornale che seppe trasformare in opportunità mediatica le profonde difficoltà finanziarie e lo stato di crisi. Io, come direttore responsabile della testata (anche se prima di me Mattarella aveva scelto Francesco Saverio Garofani) collaboravo strettamente con lui in un clima nel quale la fiducia che egli riponeva nell’intera redazione si trasformava in energia creativa e innovativa. All’inizio c’era scetticismo in questo cambio di direzione, ma alla fine, quando la sconfitta della sinistra al congresso determinò le sue dimissioni, quella stessa redazione che prima si era manifestata scettica, se non ostile, era cambiata e lo salutò con amicizia e commozione.

Ma nel libro c’è anche dell’altro e in particolare il percorso di Sergio Mattarella nella Democrazia Cristiana dall’assassinio del fratello Piersanti e poi per tutti gli anni Ottanta con la segreteria di Ciriaco De Mita. Un percorso lineare come è nel suo carattere serio, ma sereno. Il mio ritratto ha questi colori e volutamente cerca di essere semplice e senza inutili pretese.

 

 

Pio Cerocchi, giornalista, ha lavorato ad AvvenireLa DiscussioneIl Popolo ed Europa e infine al Consiglio Nazionale delle Ricerche, dove ha concluso il suo percorso professionale come direttore dell’Ufficio Divulgazione e Relazioni Istituzionali.

Ha collaborato a Il Mattinol’Indipendentel’UnitàL’Osservatore RomanoIl Sannio Quotidiano Il Popolo del Ticino. Ha scritto inoltre su numerose riviste, fra le quali La Fiera LetterariaCivitasLa Società, diversi settimanali diocesani e molte testate scoutistiche. È stato addetto stampa di diversi ministri (Rosa Russo Jervolino, Adriano Ossicini e Ortensio Zecchino). Insieme a Saverio Allevato nel libro La P38 e la mela (Editore Itaca, 2009) ha raccontato gli anni della contestazione visti da due versanti differenti dei giovani cattolici. Appassionato di ciclismo, ha pubblicato La bici e la rosa (Palombi Editori, 2014) con la prefazione di Romano Prodi.

Laureato all’Università di Roma La Sapienza in Lettere Moderne, sta conducendo da anni una serie di ricerche di storia sociale sulla Roma dei Papi e lo Stato ecclesiastico.

 

28 giugno 2015

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