appuntamenti
 

Francesco Palombi:
che cosa significa essere un editore di cultura
al tempo della crisi

Francesco Palombi è l'Amministratore Unico della Palombi Editori, una tra le case editrici più antiche e autorevoli di Roma, che pubblica testi raffinati e preziosi da quasi cento anni, dal momento che l'azienda è stata fondata nel 1914.

Che cosa significa essere un editore di cultura nel momento della più grave crisi economica degli ultimi decenni?
«Essere un editore di cultura significa prestare la massima attenzione alla scelta degli autori e dei titoli da pubblicare. Il grande problema, per i titoli meno commerciali e di cassetta, è rappresentato dalla sempre più evidente e crescente difficoltà di penetrazione nel mercato. Negli ultimi anni, i libri di cultura hanno subito un decremento nelle vendite in libreria, perché hanno una visibilità minore, con spazi e tempi sempre più ridotti; per fortuna, un grande aiuto è rappresentato dai portali tematici (le vendite su Internet registrano ogni anno degli aumenti a doppia cifra) e dalle vendite nelle librerie dei musei e delle mostre. Se la libreria tradizionale sta diventando un problema, la diversificazione sempre più ampia dei luoghi di vendita costituisce un elemento di speranza. Oggi, la prima tiratura della saggistica culturale non supera in media le 1000-1500 copie; in questo settore possiamo far rientrare anche i cataloghi delle mostre, che possono, invece, generare cifre di rilievo, sempre che i prodotti valgano, abbiano dei prezzi contenuti o ragionevoli e accompagnino rassegne e iniziative di successo».

Quali sono i settori di punta degli Editori Palombi?
«Abbiamo tre-quattro linee fondamentali. Anzitutto i cataloghi, i libri realizzati in occasione di mostre e che ne costituiscono il catalogo ufficiale. Quest'anno ne abbiamo fatti diversi: quello della mostra Lux in arcana. L'Archivio Segreto Vaticano si rivela, che è stata la mostra più visitata in Italia; il catalogo della mostra sui disegni preparatori di Michelangelo per la volta della Cappella Sistina, ospitata in autunno dalla Camera dei deputati; quello della mostra dei disegni di Canova a Palazzo Braschi, che saranno esposti fino al prossimo aprile. Abbiamo poi il settore delle guide storiche: per molti, siamo la casa editrice delle Guide Rionali. Grazie all'intuizione del compianto prof. Carlo Pietrangeli, abbiamo progettato una collana che è risultata inimitabile. Sulla stessa linea, abbiamo fatto diverse guide sul patrimonio culturale della Città Eterna: uno degli ultimi successi è la guida intitolata Le chiavi per aprire 99 luoghi segreti di Roma. Dopo la guida su Roma, sono uscite quelle sull'Italia, su Firenze e la Toscana, e presto pubblicheremo quella su Torino e il Piemonte. Un'altra linea a cui teniamo molto è quella della saggistica, incentrata in modo particolare su uno dei settori più tradizionali della nostra casa editrice: la promozione e la valorizzazione dei beni culturali. Un libro a cui sono molto affezionato è il saggio dedicato a Ernesto Nathan: un ebreo, massone, inglese che fu sindaco di Roma cento anni fa, dal 1907 al 1913, e che è considerato da molti il migliore primo cittadino che la città abbia mai avuto nella sua storia. Un'altra linea importante è quella dei volumi fotografici, dedicati a temi o luoghi particolarmente significativi di Roma, ma non solo. La monografia più importante del 2012 è quella dedicata a Villa Taverna, residenza dell'ambasciatore degli Stati Uniti d'America in Italia, un luogo straordinario nel cuore dei Parioli, tra Villa Borghese e piazza Ungheria, che la maggioranza dei romani conosce solo dall'esterno. Poterci entrare e regalare alla città un libro che, attraverso un bellissimo corredo fotografico, racconta questo luogo esclusivo è stato non solo un piacere personale, ma anche una grande soddisfazione professionale».

Siete presenti nel settore dei libri digitali?
«Ci stiamo affacciando. Dopo 98 anni di storia, siamo entrati nei social network: abbiamo un profilo Facebook, siamo su Twitter e abbiamo un blog. A febbraio entreremo anche nel mondo del libro elettronico, iniziando con i saggi che riteniamo più adatti. Per alcune pubblicazioni di tipo più commerciale, abbiamo iniziato a fare dei "book-trailer", una forma di promozione dei libri che sembra riscuotere un discreto successo su YouTube e sui social network».

Quali sono le novità principali emerse dall'edizione 2012 di «Più libri più liberi»?
«Secondo me, prima ancora delle novità, ci sono dei valori che accomunano molti degli espositori della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria: la passione e la professionalità che mettono nell'esercizio della loro attività. Di anno in anno vedo alcune case editrici crescere; per esempio, Guido Tommasi, un editore di Milano specializzato in cucina, che fa dei prodotti di grande raffinatezza; vedo crescere il fenomeno dell'e-book e quest'anno quello degli audiolibri, un settore a cui il pubblico è molto attento. Quest'anno ho visto molti editori consolidare la loro posizione nel campo dei libri per bambini e per ragazzi: un settore che, fortunatamente, attira sempre più giovani lettori, tanto da aver indotto alcune case editrici ad affacciarvisi per la prima volta».

All'undicesima Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria è risuonato spesso il grido d'allarme sul calo delle vendite dei libri e ancor più sulla diminuzione dei lettori, anche se le librerie indipendenti, a detta del Presidente dell'Associazione Librai Italiani, Alberto Galla, hanno registrato nel 2012 perdite inferiori rispetto alle librerie delle grandi catene (il 5-6% in meno del fatturato, a fronte di un calo generale del mercato di circa il 9%). Che cosa bisognerebbe fare per invertire la tendenza nel campo della lettura?
«Bisognerebbe fare una cosa molto semplice, non solo a dirsi, ma, a mio avviso, anche a farsi. La promozione della lettura in modo corretto si fa dall'inizio, attraverso le scuole e le biblioteche: quelle scolastiche, quelle comunali, le piccole biblioteche statali. Da diversi anni, qualunque statistica prodotta dall'Associazione Italiana Editori, alla voce "Biblioteche scolastiche", è costretta a registrare il nulla assoluto. D'altronde, è la logica conseguenza del fatto che nel nostro Paese le scuole di ogni ordine e grado non hanno di fatto delle biblioteche scolastiche degne di questo nome, e che lo Stato italiano spende per le sue due biblioteche nazionali una cifra irrisoria rispetto a quanto spendono la Francia e la Gran Bretagna per le proprie biblioteche nazionali. Da lì bisogna partire, o meglio ripartire: promuovendo la lettura, si può rimettere in moto un intero circolo virtuoso. Paradossalmente, in un momento di crisi come l'attuale, noi editori indipendenti "soffriamo" meno, perché rappresentiamo una nicchia e le nicchie risentono meno della crisi. Invece, in tutti i grandi gruppi editoriali il settore cartaceo registra un calo delle vendite: non solo i libri, ma anche le riviste e i giornali. La crisi incide in modo grave sulle librerie indipendenti; ciascuno di noi ha esperienza di quel che succede nella propria realtà metropolitana, dove le librerie di quartiere versano in forti difficoltà e non di rado sono costrette a chiudere».

Un'obiezione che ricorre sempre più spesso è: a che cosa servono oggi i libri e le biblioteche, visto che è tutto su Internet?
«Internet è un po' come l'energia nucleare, che può essere utilizzata per scopi pacifici o per scopi bellici. È uno strumento straordinario, ma la carta non morirà mai. Dalla metà del XV secolo, cioè da oltre 550 anni, sfogliare un libro stampato è un piacere straordinario, unico. Quando un libro esce, gli appassionati lo accarezzano, lo sfogliano, lo annusano, sapendo che ciò che è scritto o raffigurato in quelle pagine ci sopravviverà e sfiderà i secoli. Invece, il sapere sullo schermo scompare».

Francesco M. Cardarelli
21 dicembre 2012





altri articoli

Un Paese che non legge
non progredisce

di Francesco M. Cardarelli
Consiglio Nazionale delle Ricerche

Le novità, le denunce e le suggestioni emerse a «Più libri più liberi», l'XI Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria: una realtà di oltre 2600 aziende che pubblica oltre un terzo dei titoli prodotti annualmente nell'intero settore