ASSAGGI DI SCIENZA E DI CULTURA

La Scienza Nuova 1744

Giambattista Vico,
Edizioni di Storia e Letteratura

Poco dopo la recentissima uscita per Bompiani delle tre redazioni della Scienza nuova vichiana, vede ora la luce l’edizione, questa volta critica, dell’opera del 1744, che fa seguito a quella, anch’essa critica, del 1730 (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2004). Entrambe prendono posto nel progetto complessivo portato avanti dall’Istituto per la Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPF – CNR) fin dai primi anni Ottanta.
Lo strato degli interventi di Croce e Nicolini ha condizionato e diretto la lettura di Vico delle generazioni successive, abituando i lettori a una grafia completamente ammodernata, a una punteggiatura assolutamente comprensibile, a un carattere unico che non prevedesse diversificazioni, mirando come già varie volte ricordato a offrire innanzitutto un Vico “leggibile”. Allo stesso tempo, però, come dimostra in particolare il lavoro sulle varie versioni della Scienza nuova, l’intento comunicativo finiva per pagare il prezzo di una sostanziale uniformazione del pensiero vichiano, sottolineandone piuttosto l’unitarietà ed epurandolo da soverchie oscillazioni.
Il volume del 1744, apparso postumo e ancora oggetto di dibattito sulla verosimiglianza della possibilità che l’autore abbia potuto continuare a lavorarci in tipografia prima del sopraggiungere della morte, è frutto di quel ponderoso lavorio al quale Vico attende subito dopo la pubblicazione dell’edizione del 1730 e che, variamente sparso in numerosissimi esemplari postillati della Scienza nuova 1730, fu redatto in maniera autografa nel codice XIII D 79 conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, e dove viene bene in evidenza la fatica di meditare e scrivere insieme, e di farlo dinamicamente all’ombra di eventi storici ma anche di eventi interni alla mente dell’autore. Pare evidente che Vico, quando lavorava alla stesura finale della sua opera, avesse accanto a sé il libro del 1730, oltre i manoscritti e le aggiunte, e che abbia fatto un lavoro misto, in parte di trascrizione e in parte di modifica e rifacimento. Avendo davanti la stesura del 1730 è possibile anche supporre quel che è scritto sotto le cancellature visibili in molti punti.
Per le cure di Paolo Cristofolini e Manuela Sanna, l’ISPF – CNR pubblica così (con una Presentazione di Fulvio Tessitore) l’ultima stesura della maggiore fatica vichiana, liberandola finalmente da ingerenze volute dalla tradizione ecdotica novecentesca; stesura che ha costituito la base eccellente di quasi tutte le edizioni moderne e contemporanee. Molti esempi clamorosi di correzione della versione tradizionalmente accolta sono stati nel corso del tempo pubblicati nella sezione dei “Materiali per l’edizione critica” che trova posto nel «Bollettino del Centro di studi vichiani», e hanno fornito una buona possibilità di riflettere sul ruolo giocato dalle edizioni critiche nell’ambito della storia del pensiero filosofico. Correggere, all’ombra degli interventi d’autore e della conseguente esegesi del testo, la voce «sporgono» in «spargono» determina una ricaduta a catena sull’interpretazione del significato testuale e sulla corretta divulgazione che sta a monte di questa.  

Edizione critica a cura di Paolo Cristofolini e Manuela Sanna
«Opere di Giambattista Vico», vol. IX
pagine XXI+350, euro 52

4 giugno 2013

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