ASSAGGI DI SCIENZA E DI CULTURA

Lux in arcana.
L’Archivio Segreto Vaticano si rivela

a cura diA. Gonzato, M. Maiorino,P. P. Piergentili, G. Venditti,
Palombi Editori

Gli Editori Palombi sono riusciti a compiere un piccolo miracolo: mettere in commercio il catalogo della affascinante mostra Lux in arcana. L’Archivio Segreto Vaticano si rivela a soli 14 euro. Pensate: un ponderoso catalogo di oltre 200 pagine tutto illustrato a colori venduto al prezzo dei libri economici di piccolo formato privi di foto e di immagini.

La mostra Lux in arcana. L’Archivio Segreto Vaticano si rivela (29 febbraio-9 settembre 2012) è allestita a Roma, presso i Musei Capitolini, ed è aperta dal martedì alla domenica dalle 9 alle 20 (ingresso consentito fino alle 19).

L’iniziativa, organizzata in occasione del IV centenario dalla fondazione dell’Archivio Segreto Vaticano, è stata realizzata in collaborazione con Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma e Zètema Progetto Cultura.

Per informazioni, telefonare al numero 060608.
Sito web
È bene affermare subito che il volume fa da degno corredo alla mostra, nata per celebrare il quarto centenario della fondazione dell’Archivio Segreto Vaticano, istituito da papa Paolo V nel 1612. Si tratta, nel complesso, di un’iniziativa mirabile di alta divulgazione, perseguita attraverso due strumenti, che sono sì complementari, ma di cui il pubblico può anche utilmente fruire in modo separato. Perciò, se è bene che il più alto numero di persone interessate possa visitare la mostra allestita nelle splendide sale dei Musei Capitolini (dal 29 febbraio al 9 settembre 2012), è da auspicare che anche la vendita del catalogo riscuota un analogo successo. Perché l’esperienza de visu dei tesori esposti è un’emozione unica e irripetibile (è la prima volta che un centinaio di “pezzi” archivistici di tale valore esce dalle mura vaticane); ma è altrettanto vero che un lettore impossibilitato a visitare la mostra riesce a cogliere lo spirito e la sostanza dell’iniziativa anche attraverso il solo catalogo.
«Nonostante che del vocabolo “archivio” si siano formulate nel corso del tempo numerose definizioni […] non è possibile, io credo, trovarne una che si attagli in pieno all’Archivio Segreto Vaticano fino al punto di corrispondere integralmente alle sue caratteristiche». Così scriveva nel 1991 il grande paleografo e diplomatista Alessandro Pratesi, recentemente scomparso, nella Prefazione al bellissimo volume monografico, edito da Nardini, Archivio Segreto Vaticano, a cura di Terzo Natalini, Sergio Pagano, Aldo Martini (p. 11): una pubblicazione, rivolta in primo luogo agli studiosi, che è stata certamente tenuta in debita considerazione nella preparazione di Lux in arcana. Anche perché uno dei curatori di quel volume, il padre barnabita Sergio Pagano, autore delle esaurienti e impeccabili schede storico-critiche dei documenti presentati in quella esposizione ideale, è dal 1997 Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano (e più di recente è stato anche nominato vescovo) e il suo magistero, rigoroso ed equilibrato, traspare visibilmente dietro l’operato dei quattro curatori di questa mostra Lux in arcana e del relativo catalogo: Alessandra Gonzato, Marco Maiorino, Pier Paolo Piergentili, Gianni Venditti.
L’Archivio Segreto Vaticano è veramente una realtà unica al mondo, un istituto «atipico», come afferma Pratesi. Basti pensare all’aggettivo segreto che si conserva ancora nella denominazione, traduzione letterale del latino secretum, dal participio passato del verbo secerno, che tra i vari significati ha anche quello di ‘separare’, ‘distinguere’. In questo caso, il termine secretum non rimanda alla dimensione del mistero o dell’occulto (che tanto attrae gli inventori di intrighi alla Dan Brown), ma significa ‘separato’, ‘distinto’, quindi ‘privato’: l’Archivio Segreto Vaticano è al contempo, oggi come al momento della sua istituzione, l’archivio centrale della Santa Sede (e quindi della Chiesa cattolica) e l’archivio privato, personale del papa. D’altronde, è la stessa parola che è all’origine del termine medievale secretarius, in volgare italiano secretario o segretaro, poi segretario, una figura che si affermò nel XIII-XIV secolo come funzionario di fiducia di un sovrano o di un principe, al quale affidare vari incarichi, specie i più delicati: quelli privati e riservati.
Il termine arcana nel titolo della mostra e del catalogo richiama la scelta illuminata di Leone XIII, il quale nel 1881 historiae studiis consulens tabularii arcana reclusit (alla lettera, ‘provvedendo a favore degli studi di storia dischiuse i recessi dell’archivio’), come recita la lapide commemorativa posta nell’Archivio Segreto Vaticano (che, però, indica il 1880), cioè aprì l’archivio della Santa Sede alla consultazione degli studiosi, senza limitazioni di nazionalità e di credo.
L’intento della mostra è spiegato nella breve ma densa Introduzione del Prefetto dell’Archivio, a p. 11 del catalogo: «Lux in arcana, “Luce nei recessi”. La funzione principale della luce è quella di illuminare la realtà, fare distinzione in un contesto nebuloso, oscuro. Ad eccezione dei ricercatori che lo frequentano abitualmente, l’Archivio Segreto Vaticano costituisce davvero per la stragrande maggioranza delle persone un “arcano”, una realtà misteriosa perché sconosciuta. Questa Mostra, oltre ad un intento naturale di visione estetica di cimeli storici noti e meno noti, parimenti affascinanti, intende far luce sulla realtà di questa antichissima Istituzione, sulla sua natura, i suoi contenuti, la sua attività: rivelarla, insomma, per quello che è davvero. Per raggiungere tale scopo abbiamo deciso di seguire la strada a noi più congeniale: far parlare i documenti». Per conoscere l’Archivio, prosegue Sergio Pagano, «è necessario entrare in contatto con le fonti documentarie in esso custodite, sfogliando i registri, sciogliendo i lacci dei faldoni, confrontandosi con le difficoltà offerte dalle scritture medievali, moderne e contemporanee». Da qui la scelta di presentare una sorta di antologia, «un florilegio» direbbe Pratesi, di «gioielli» estratti tra i milioni di documenti contenuti nei circa 650 fondi diversi conservati dall’Archivio Segreto Vaticano: un materiale di dimensioni colossali, dislocato in diversi depositi (tra cui il bunker in cemento armato nel sottosuolo del Cortile della Pigna, voluto da Paolo VI e inaugurato da Giovanni Paolo II) su circa 85 chilometri lineari di scaffalature. Naturalmente, estrapolati dal loro naturale contesto di riferimento (il fondo e la serie), i circa 100 documenti esposti, che vanno dalla fine dell’VIII al XX secolo, risultano privi del vincolo archivistico, cioè del nesso che collega organicamente il complesso unitario della documentazione prodotta o acquisita da un determinato ente nell’esercizio della sua attività: complesso unitario che costituisce in senso proprio un archivio, termine utilizzato anche per indicare sia un singolo fondo, sia l’istituzione incaricata della conservazione dei documenti, nonché il luogo della loro conservazione (determinando così una possibile confusione tra i non addetti ai lavori).
Per sopperire alle difficoltà, se non all’impossibilità, di leggere e interpretare i documenti in mostra senza un’adeguata preparazione alle spalle, ogni pezzo esposto in bacheca è affiancato da una presentazione piana ed esaustiva su supporto multimediale, contenente le informazioni e i dati necessari di riferimento; nel catalogo la presentazione è stata riformulata e adattata, in una versione narrativa sintetica e scorrevole che accompagna piacevolmente le fotografie dei documenti. Spiega ancora il Prefetto: «Nella nostra epoca così “informatizzata”, che troppo spesso cerca la notizia immediata e non meditata, la curiosità delle persone è alimentata da suggestioni e da impulsi emozionali: anche a questo pubblico l’Archivio Segreto Vaticano vuole rivolgersi con la Mostra, sforzandosi di parlare un linguaggio nuovo, senza rinunciare alla scientificità dei contenuti, nella convinzione che, anche percorrendo questa strada, si possa rimanere fedeli al compito educativo della cultura. Questa Mostra si propone […] di far passare il visitatore da una fase di suggestione emotiva, ad un livello di conoscenza consapevole. È questo il significato reale del sottotitolo della Mostra: L’Archivio Segreto Vaticano si rivela. L’Archivio del papa si rivela per quello che è: il custode della memoria storica millenaria della Chiesa, quando la Chiesa era il mondo ed anche dopo».
Non a caso, la prima delle dieci sezioni tematiche in cui si articola la mostra, la più ampia di tutte, è intitolata “Il Custode della Memoria”. Il primo documento esposto (nel catalogo l’ordine è leggermente diverso) riguarda una delle questioni più “scabrose” dell’intera storia della Chiesa: il volume con gli atti del processo celebrato dalla Romana e Universale Inquisizione del Sant’Officio a Galileo Galilei, il quale, il 22 giugno 1633 in Santa Maria sopra Minerva, fu condannato per le teorie copernicane esposte nel Dialogo sopra i due massimi sistemi e costretto all’abiura. La scelta emblematica di aprire la mostra con Galileo riveste un evidente valore programmatico per Lux in arcana, che intende caratterizzarsi – come ogni iniziativa promossa dall’Archivio nell’ambito della sua complessiva attività di tutela, valorizzazione, ricerca e formazione – per l’assoluto rigore scientifico e storiografico, senza alcun tipo di rimozione o di censura. Tra i pezzi più pregiati e vetusti che scorrono sotto i nostri occhi, spiccano, per citare solo qualche esempio, il documento più antico in assoluto conservato dall’Archivio, il Liber Diurnus, un formulario di lettere papali in pergamena datato tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo; il Privilegium Ottonianum, datato 13 febbraio 962, scritto in lettere d’oro su pergamena purpurea, che sancisce il diritto dell’imperatore di intervenire nell’elezione del papa; i primi due registri papali conservati nell’Archivio Segreto, quello di Giovanni VIII (Registrum Vaticanum 1), giunto a noi in una copia documentaria eseguita nell’XI secolo, e quello, probabilmente originale, di Gregorio VII (Registrum Vaticanum 2) con le 27 affermazioni lapidarie esposte nel Dictatus papae del 1075. Un documento celeberrimo, quest’ultimo, ma in mostra sono esposti molti atti solenni che hanno “segnato” profondamente la storia, della Chiesa e del mondo, come l’originale superstite del Concordato di Worms del 23 settembre 1122 tra Enrico V e Callisto II, che sancisce la fine della lotta per le investiture; la bolla Solet annuere di Onorio III del 29 novembre 1223, che approva la Regola di Francesco; la lettera dell’11 luglio 1294 di 11 cardinali, munita di altrettanti sigilli pendenti di cera, a Pietro da Morrone con l’annuncio della sua elezione sul soglio di Pietro; la bolla Unam sanctam di Bonifacio VIII del 18 novembre 1302, che rappresenta il “manifesto” più ardito della teocrazia papale; la lettera concistoriale Laetantur coeli del 6 luglio 1439, che pone fine, purtroppo solo temporaneamente, allo scisma del 1054 tra Oriente e Occidente; la bolla Inter cetera di Alessandro VI datata 4 maggio 1493, che “dona” ai sovrani spagnoli le nuove terre scoperte da Colombo pochi mesi prima; la bolla Decet Romanum pontificem del 3 gennaio 1521, con cui Leone X scomunica Martin Lutero; l’editto di Worms di Carlo V dell’8 maggio 1521, che mette al bando l’eretico Martin Lutero e ordina la distruzione dei suoi scritti; la lettera del 13 luglio 1530 di 83 membri del Parlamento inglese a Clemente VII per chiedere l’annullamento del matrimonio di Enrico VIII con Caterina d’Aragona, con 81 sigilli di cera pendenti in teche di latta e quattro teche vuote; la bolla Initio nostri huius pontificatus, con cui Paolo III il 22 maggio 1542 indice il Concilio di Trento; la costituzione apostolica Humanae salutis del 25 dicembre 1961, con cui Giovanni XXIII convoca il Concilio Vaticano II. Non mancano alcuni documenti che riguardano eventi molto controversi, addirittura imbarazzanti per la Chiesa: per esempio, una copia del XVI secolo della falsa donazione di Costantino, composta poco dopo la metà dell’VIII secolo; i Capitula contra Patarenos del 7 marzo 1236, con cui Gregorio IX affida al braccio secolare l’estirpazione della “peste” ereticale; la spettacolare pergamena di circa 60 metri con le drammatiche deposizioni di 231 cavalieri templari francesi, rese tra il novembre 1309 e il giugno 1311 sotto il terrore delle condanne al rogo già eseguite di decine di confratelli; un nomenclatore del 1493-1494 con i cifrari per interpretare le lettere segrete di Alessandro VI, dove sono citati espressamente «i figli del pappa» e «la figlia del pappa»; il sommario del processo a Giordano Bruno, redatto nel 1598 e contenente ampi estratti degli atti riguardanti il filosofo mandato a morte dall’Inquisizione il 17 febbraio 1600, in quanto hereticum impenitentem et pertinacem (mentre il fascicolo originario è stato probabilmente distrutto a Parigi negli anni 1815-1817, per ordine del Prefetto dell’Archivio dell’epoca, insieme a molti altri processi del Sant’Officio); l’atto di capitolazione, datato 20 settembre 1870, dell’esercito papale dopo la breccia di Porta Pia, con le firme del comandante italiano Raffaele Cadorna e di quello pontificio Hermann Kanzler. Alcuni pezzi esposti riguardano alcuni grandi personaggi dell’arte e della cultura, spesso con le loro firme autografe: una lettera di Michelangelo del 1550 sui lavori nella Fabbrica di San Pietro; una lettera di Erasmo da Rotterdam del 1524 contenente l’auspicio che il papa usi moderazione nei confronti di Lutero; una supplica di Niccolò Copernico del 1542 a Paolo III per la concessione di un beneficio in favore del nipote; un avviso di pagamento di Gian Lorenzo Bernini del 1669 concernente il marmo per realizzare le copie di «due Angeli» scolpiti dal maestro per Ponte Sant’Angelo; una lettera di complimenti di Voltaire a Benedetto XIV del 1745; un breve di Clemente XIV del 1770 per il conferimento dello Speron d’Oro a Mozart. Una sezione particolare è dedicata alle donne, “Sante, regine e cortigiane”, con documenti autografi di Teresa d’Ávila (del 1577 ad Ambrosio Mariano de San Benito), di Bernadette Soubirous (del 1876 a Pio IX, con la descrizione della visione dell’«Immaculée Conception»), di Cristina di Svezia (il solenne atto di abdicazione del 1654 con 307 teche di legno, parzialmente utilizzate, per i sigilli in cera dei sottoscrittori), di Maria Antonietta d’Austria (del dicembre 1792-gennaio 1793, dal carcere parigino a un destinatario non identificabile con certezza), di Maria Stuart (del 1586 a Sisto V, il giorno della notizia della condanna a morte), di Sissi (del 1868, di ringraziamento a Pio IX), di Lucrezia Borgia (del 1494 al padre Alessandro VI). In mostra, come già detto, sono esposti anche numerosi sigilli, in rappresentanza delle diverse centinaia di migliaia di impronte conservate dall’Archivio. Oltre a quelli sopra citati, non si possono non ricordare almeno il sigillo di cera aderente incassato, di notevoli dimensioni, che corrobora un diploma di Gisulfo II di Salerno del 1054 indirizzato al monastero di Santa Maria in Elce, e due bellissimi sigilli d’oro appartenenti a due preziose pergamene, scelte tra le 81 munite di “bolla” aurea possedute dall’Archivio Vaticano: uno pendente da un diploma di Federico I Barbarossa del 1164 in favore del conte palatino Ildebrandino di Tuscia; l’altro, dal peso eccezionale di 800 grammi, che pende dal giuramento di fedeltà inviato dal figlio di Carlo V, Filippo d’Asburgo, investito del regno di Sicilia, al neoeletto Paolo IV nel 1555.
Nell’ultima sezione di Lux in arcana sono esposte alcune carte, concesse dalla Segreteria di Stato in deroga alle norme vigenti, appartenenti al cosiddetto “periodo chiuso”, che attualmente comprende la documentazione a partire dall’inizio del pontificato di Pio XII (2 marzo 1939). Sono lettere e relazioni provenienti dal fondo della Commissione Soccorsi (una lettera proviene dal fondo dell’Ufficio Informazioni Vaticano per i Prigionieri di Guerra, aperto alla consultazione nel 2004), che ci riportano alla tragedia della Seconda guerra mondiale, dei campi di concentramento e dell’occupazione nazifascista, tra cui alcuni documenti toccanti connessi all’eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944: il resoconto dettagliato della scoperta dei cadaveri da parte dei salesiani delle catacombe di San Callisto, redatto e inviato in Vaticano nei primi giorni di aprile del 1944; la lettera angosciata della moglie del generale Sabato Martelli Castaldi, indirizzata alla Segreteria di Stato il 7 aprile per avere notizie sulla sorte del marito, trasferito il 24 marzo per destinazione ignota dal famigerato carcere di via Tasso dopo due mesi di prigionia, a cui fa da triste riscontro un elenco sommario, ottenuto da un funzionario vaticano, degli ostaggi italiani prelevati dai tedeschi per essere giustiziati, dove compare anche il nome dell’alto ufficiale italiano, con accanto una linea rossa di spunta.
In conclusione, per comprendere la natura veramente speciale dell’Archivio Segreto Vaticano e la cura posta dai pontefici negli ultimi quattro secoli per preservare, sostenere e promuovere l’erede dell’antico scrinium della Chiesa di Roma, si può fare ricorso alle ispiratissime parole di Paolo VI, pronunciate il 26 settembre 1963, nell’allocuzione rivolta all’Associazione Archivistica Ecclesiastica riunita per il suo V convegno: «I nostri brani di carta sono echi e vestigia di questo passaggio della Chiesa, anzi del passaggio del Signore Gesù nel mondo. Ed ecco che, allora, l’avere il culto di queste carte, dei documenti, degli archivi, vuol dire, di riflesso, avere il culto di Cristo, avere il senso della Chiesa, dare a noi stessi, dare a chi verrà la storia del passaggio, del transitus Domini nel mondo».

pagine 216, euro 14

Francesco M. Cardarelli

26 marzo 2012

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